ROTONDINO DI VITELLO CON SALSA TONNATA
LA MONELLA
Barbera del Monferrato
frizzante DOC
Subtotale: € 0,00
della famiglia Bologna
LA MONELLA
Barbera del Monferrato
frizzante DOC
LIMONTE
Grignolino D’Asti
DOC
ASSO DI FIORI
Langhe Chardonnay
DOC
IL FIORE
Langhe Bianco
DOC
IL BACIALE’
Monferrato Rosso
DOC
LA REGINA
Langhe DOC
Nascetta
AI SUMA
Barbera d’Asti
DOCG
RE DI FIORI
Langhe DOC
Riesling
CUREJ
Barbera d’Asti
DOCG
BRICCO DELLA BIGOTTA
Barbera d’Asti
DOCG
MONTEBRUNA
Barbera d’Asti
DOCG
BRICCO DELL’UCCELLONE
Barbera d’Asti
DOCG
VIGNA SENZA NOME
Moscato d’Asti
DOCG
BRACHETTO D’ACQUI
Brachetto d’Acqui
DOCG
Con il pensiero ai nonni:
Giuseppe, che ci ha fatto tutti “Braida”,
e Caterina che tante volte ha riunito
famiglia e amici attorno a una
tavola imbandita
Questa storia si svolge tutta quanta in un luogo solo: all’incrocio tra due vie, nel cuore del piccolo paese di Rocchetta Tanaro, nell’Astigiano. È la storia di una famiglia, i Bologna, attraverso diverse generazioni. Giuseppe Bologna veniva chiamato “Braida” in paese, per via della somiglianza con un noto commerciante di cavalli, campione di pallone elastico. Come lui, amava i cavalli – ne aveva quattro, da tiro, perché di professione faceva il carrettiere – e condivideva la sua stessa abilità per il gioco del “balon”.
Giuseppe aveva anche due campi di fieno e un vigneto di barbera.
Sua moglie era Caterina Quaglia, mani d’oro in cucina. Il loro primo figlio, Giacomo, è del 1938; Carlo nasce quattro anni più tardi. Il 3 febbraio 1953 i Bologna aprono il Bar degli Amici a Rocchetta Tanaro, ma dopo poche settimane Giuseppe muore cadendo dal carro, di ritorno da un trasporto di vino.
Passano cinque anni e il Bar degli Amici si trasforma nella “Trattoria Braida”: è l’aprile del 1958. Come sempre, Caterina cucina. Ad aiutarla adesso c’è Luigina Schialva, che ha lavorato in molte case aristocratiche
e conosce i segreti della gastronomia.
In sala, Giacomo e Carlo tengono banco tra una clientela via via più
scintillante di sportivi, artisti, intellettuali, tutti accomunati dall’amore
per la buona tavola e il buon vino.
Nel 1962 il vino della casa, che per tradizione veniva servito in bottiglie
nude, viene etichettato da Giacomo come Barbera di Rocchetta Tanaro
cru La Monella 1961.
Tutto inizia qui.
Anna e Giacomo a Rocchetta Tanaro
nel 1989: l’ospitalità è di casa
nella famiglia Bologna.
La Barbera Braida miete immediati successi, così come gli altri vini di Giacomo: il Grignolino, il Moscato d’Asti, il Brachetto d’Acqui. Giacomo studia, viaggia e si confronta con altri produttori e crea la cantina dei suoi sogni (“Costruitevi una cantina ampia, spaziosa, ben aerata e rallegratela di tante belle bottiglie…”), naturalmente a Rocchetta Tanaro. Negli anni Ottanta, arriva il Bricco dell’Uccellone e la consacrazione di Braida è definitiva. È poi il turno del Bricco della Bigotta e dell’Ai Suma: alla sua prematura scomparsa, nel dicembre 1990, Giacomo consegna alla moglie Anna e ai figli Raffaella e Giuseppe alcuni dei tesori indiscussi dell’enologia italiana.
Raffaella e Giuseppe, giovanissimi, raccolgono l’eredità di Giacomo e ampliano l’azienda acquistando vigneti tra il Monferrato e la Langa, costruendo una seconda sede, aprendo un Wine Resort, lanciando nuove etichette, tra cui i vini bianchi della Serra dei Fiori, senza mai perdere la leggendaria cultura dell’ospitalità che caratterizza i Bologna. Questo tratto, unito all’amore per Rocchetta Tanaro, si traduce in un valore reale di sostenibilità. Grazie anche al lavoro di Norbert Reinisch, marito di Raffaella, Braida è oggi, nel mondo, sinonimo di Barbera. Sessanta vendemmie dopo quella prima bottiglia di Barbera di Rocchetta Tanaro cru La Monella, la quarta generazione è entrata in azienda con Giacomo Bologna Jr.
Se Giacomo ereditò dal padre il soprannome e la prima vigna di Barbera, dando il via all’epopea “Braida”, suo fratello Carlo scelse di seguire la strada già tracciata dalla madre Caterina, “cuoca senza rivali che prepara piatti dell’antico Piemonte da riuscir a far suonare a festa le campane di un intero paese” (La Stampa Sera del 30 gennaio del 1976). Carlo, che incarna il mito dell’oste – persuasivo e saggio, gioviale ma fermo – rilancia dunque la trattoria di famiglia, dove sua moglie Mariuccia, per molto tempo, ha affiancato la suocera Caterina ai fornelli, imparando da lei.
Dopo gli studi alla scuola alberghiera e diversi anni di pratica in ristoranti importanti in Italia e all’estero, il loro unico figlio, Giuseppe, dal 1992, raggiunge la mamma Mariuccia nella cucina del bel cascinale che accoglie gli ospiti all’ingresso del paese di Rocchetta Tanaro. La “Trattoria i Bologna” prosegue la tradizione di nonna Caterina, tra una cucina di territorio proposta in sala con rinnovata eleganza dalla moglie di Giuseppe, Cristina, e gli immancabili “vini di Giacomo”. Da ormai trent’anni, i menu scelti da chef Beppe sono una dichiarazione d’amore al Piemonte: dall’antipasto al dolce, dalla carne cruda ai tajarin con crema di basilico e agli agnolotti del plin, dal guanciale di cavallo al bunet all’astigiana che si ritrovano in questo ricettario.
Con il pensiero ai nonni:
Giuseppe, che ci ha fatto tutti “Braida”,
e Caterina che tante volte ha riunito
famiglia e amici attorno a una
tavola imbandita
Questa storia si svolge tutta quanta in un luogo solo: all’incrocio tra due vie, nel cuore del piccolo paese di Rocchetta Tanaro, nell’Astigiano. È la storia di una famiglia, i Bologna, attraverso diverse generazioni. Giuseppe Bologna veniva chiamato “Braida” in paese, per via della somiglianza con un noto commerciante di cavalli, campione di pallone elastico. Come lui, amava i cavalli – ne aveva quattro, da tiro, perché di professione faceva il carrettiere – e condivideva la sua stessa abilità per il gioco del “balon”.
Giuseppe aveva anche due campi di fieno e un vigneto di barbera.
Sua moglie era Caterina Quaglia, mani d’oro in cucina. Il loro primo figlio, Giacomo, è del 1938; Carlo nasce quattro anni più tardi. Il 3 febbraio 1953 i Bologna aprono il Bar degli Amici a Rocchetta Tanaro, ma dopo poche settimane Giuseppe muore cadendo dal carro, di ritorno da un trasporto di vino.
Passano cinque anni e il Bar degli Amici si trasforma nella “Trattoria Braida”: è l’aprile del 1958. Come sempre, Caterina cucina. Ad aiutarla adesso c’è Luigina Schialva, che ha lavorato in molte case aristocratiche e conosce i segreti della gastronomia.
In sala, Giacomo e Carlo tengono banco tra una clientela via via più
scintillante di sportivi, artisti, intellettuali, tutti accomunati dall’amore
per la buona tavola e il buon vino.
Nel 1962 il vino della casa, che per tradizione veniva servito in bottiglie
nude, viene etichettato da Giacomo come Barbera di Rocchetta Tanaro
cru La Monella 1961.
Tutto inizia qui.
Anna e Giacomo a Rocchetta Tanaro nel 1989: l’ospitalità è di casa nella famiglia Bologna.
La Barbera Braida miete immediati successi, così come gli altri vini di Giacomo: il Grignolino, il Moscato d’Asti, il Brachetto d’Acqui. Giacomo studia, viaggia e si confronta con altri produttori e crea la cantina dei suoi sogni (“Costruitevi una cantina ampia, spaziosa, ben aerata e rallegratela di tante belle bottiglie…”), naturalmente a Rocchetta Tanaro. Negli anni Ottanta, arriva il Bricco dell’Uccellone e la consacrazione di Braida è definitiva. È poi il turno del Bricco della Bigotta e dell’Ai Suma: alla sua prematura scomparsa, nel dicembre 1990, Giacomo consegna alla moglie Anna e ai figli Raffaella e Giuseppe alcuni dei tesori indiscussi dell’enologia italiana.
Raffaella e Giuseppe, giovanissimi, raccolgono l’eredità di Giacomo e ampliano l’azienda acquistando vigneti tra il Monferrato e la Langa, costruendo una seconda sede, aprendo un Wine Resort, lanciando nuove etichette, tra cui i vini bianchi della Serra dei Fiori, senza mai perdere la leggendaria cultura dell’ospitalità che caratterizza i Bologna. Questo tratto, unito all’amore per Rocchetta Tanaro, si traduce in un valore reale di sostenibilità. Grazie anche al lavoro di Norbert Reinisch, marito di Raffaella, Braida è oggi, nel mondo, sinonimo di Barbera. Sessanta vendemmie dopo quella prima bottiglia di Barbera di Rocchetta Tanaro cru La Monella, la quarta generazione è entrata in azienda con Giacomo Bologna Jr.
Se Giacomo ereditò dal padre il soprannome e la prima vigna di Barbera, dando il via all’epopea “Braida”, suo fratello Carlo scelse di seguire la strada già tracciata dalla madre Caterina, “cuoca senza rivali che prepara piatti dell’antico Piemonte da riuscir a far suonare a festa le campane di un intero paese” (La Stampa Sera del 30 gennaio del 1976). Carlo, che incarna il mito dell’oste – persuasivo e saggio, gioviale ma fermo – rilancia dunque la trattoria di famiglia, dove sua moglie Mariuccia, per molto tempo, ha affiancato la suocera Caterina ai fornelli, imparando da lei.
Dopo gli studi alla scuola alberghiera e diversi anni di pratica in ristoranti importanti in Italia e all’estero, il loro unico figlio, Giuseppe, dal 1992, raggiunge la mamma Mariuccia nella cucina del bel cascinale che accoglie gli ospiti all’ingresso del paese di Rocchetta Tanaro. La “Trattoria i Bologna” prosegue la tradizione di nonna Caterina, tra una cucina di territorio proposta in sala con rinnovata eleganza dalla moglie di Giuseppe, Cristina, e gli immancabili “vini di Giacomo”. Da ormai trent’anni, i menu scelti da chef Beppe sono una dichiarazione d’amore al Piemonte: dall’antipasto al dolce, dalla carne cruda ai tajarin con crema di basilico e agli agnolotti del plin, dal guanciale di cavallo al bunet all’astigiana che si ritrovano in questo ricettario.