In occasione delle Giornate delle Donne del Vino, dedicate quest’anno al tema “Donne Vino Cultura”, a Rocchetta Tanaro, Asti, Raffaella Bologna propone la visita alla cantina storica Braida di via Roma 94 valorizzando la permanente dedicata alle sculture e all’opera dell’artista Alessandro Lupano “Il Canto della Pietra”.
Dal 1° al 9 marzo 2024, esclusa la domenica 3 marzo, con orario 9:00 – 12:00 /14:00 – 17:00 sarà possibile ammirare la collezione Il Canto della Pietra – Esposizione della collezione “Anna Bologna” delle sculture del maestro Alessandro Lupano.
“Ho bevuto il mio vino come la mia vita, la mia vita che ho bevuto come un vino” la celebre frase di Luigi Veronelli si legge nella spirale di una delle opere in pietra di Lupano esposte da Braida.
Informazioni e appuntamenti: 335 1559195 – 0141 644113 E-mail welcome@braida.it
Visita guidata alla cantina Braida e degustazione classica di 4 vini € 30 a persona.
È gradita la prenotazione.
“… Lupano è un uomo che viene da lontano, come la sua arte. Per lui la pietra non è un supporto o un campo d’azione e neppure una materia da violentare, ma un cosmo, una visione, un segno concreto”.
Primo Levi
CHI ERA ALESSANDRO LUPANO: Alessandro Lupano, uomo libero, spirito anarchico e artista multiforme, era nato a Sannois (Francia) nel 1925, figlio di un muratore casalese riparato all’estero per antifascismo. Iniziò la sua attività artistica nella seconda metà degli anni trenta a Parigi, in un ambiente ricco di stimoli culturali.
La sua giovinezza fu avventurosa: arruolatosi giovanissimo nella Marina, visse gli anni del secondo conflitto mondiale in prima linea fino all’epilogo della prigionia in Germania che, nella sua vita e nella sua arte, lasciò un segno profondo.
Negli inquieti anni del dopo guerra trova lavoro a Torino negli altiforni della Michelin ma, nel tempo libero, con tenace volontà e da autodidatta, lontano da ogni accademia e consorteria, continua il suo lavoro artistico utilizzando materiali poveri, legati alla terra ed al mondo contadino: pietre di fiume e di collina, coppi, mattonelle, vecchi ferri, legni, ossa.
Dall’amatissimo Céline attinse la massima che gli fece sempre da stella polare ‘Si è artisti con quel che si trova”, sintesi estrema della sua filosofia di vita. Per sfuggire alla morsa opprimente di una città che identificava soprattutto con una dura condizione operaia, elesse a “bueno retiro” il piccolo borgo di Scandeluzza nel Basso Monferrato, dove in un’antica casa in pietra e mattoni stabilì il suo laboratorio. Qui, a stretto contatto con la campagna dove cercava la materia grezza da trasformare in scultura, tra gente semplice, trovò l’ambiente congeniale per vivere e lavorare.
In questo tranquillo e appartato angolo di campagna monferrina, l’officina di Lupano produsse un lavoro enorme con migliaia di opere ormai sparse per il mondo, gelosamente custodite da una cerchia di fedeli collezionisti.
Uomo di grande umanità e cultura, accoglieva tutti con semplicità e generosità, aprendo le porte della sua saggezza, introducendoli nel fuoco vivo della sua arte. Il 24 ottobre 2000 si chiuse la sua avventura terrena.
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