Ricordo bene i pranzi di cui parla Laura Berca. Un rituale preciso, sempre lo stesso menu, le stesse portate, le stesse persone tra cui Oliviero Beha, gli stessi posti a tavola e dopo tutti a Capannelle, a vedere le corse dei cavalli e di Bricco dell’Uccellone.
E’ proprio grazie a Giacomo Bologna che mi sono avvicinato al mondo del vino. Qui al Vinitaly, con mamma Paola Di Mauro che arrivava al suo stand e si riposava appoggiandosi alla grande botte: la sera Giacomo ci portava a cena con i suoi importatori e clienti e faceva servire il Colle Picchioni prima ancora del suo vino.
Lì pensai per la prima volta che se il mondo del vino produce persone così allora valeva la pena entrarci.
Quando composi la mia carta dei vini, in prima pagina misi la sua frase più celebre: “Costruitevi una cantina ampia, spaziosa, ben aerata e rallegratela di tante belle bottiglie, queste ritte, quelle coricate, da considerare con occhio amico nelle sere di Primavera, Estate, Autunno e Inverno sogghignando al pensiero di quell’uomo senza canti e senza suoni, senza donne e senza vino, che dovrebbe vivere una decina d’anni più di voi”.
In carta, oltre ai vini del Lazio, alla selezione delle bottiglie dei produttori amici, il primo vino in assoluto che presentai fu il Bricco dell’Uccellone.
(Armando Di Mauro – Colle Picchioni)
Pubblicato il 20 Marzo, 2019