Su “Passione Gourmet” la giornalista Erika Mantovan parla di Braida nell’articolo:
Rocchetta Tanaro sta a Braida come Braida sta alla Barbera
Una variabile, Braida, collegata alla storia di questo paese fatto di poche case, nel Monferrato. L’esclusività di cantine come Braida, è la capacità, quasi nascosta, di elargire saperi, profumi esperienziali, ricerca e, manco a dirlo, una bontà conclamata. È la cantina modello per la Barbera del Monferrato che, con Giacomo Bologna, è riuscita a rivoluzionare il mondo di quest’uva venduta come vino sfuso fino agli anni Sessanta del secolo scorso, poi diventata gentile, elegantissima, potente. E, soprattutto, da quotidiana diventa longeva.
Nulla fu facile, Giacomo scrisse, in etichetta (al mondo) il suo pensiero: “Il vino trasforma la sua anima in chi lo onora bevendo”. Al tempo dello scandalo del metanolo, su La Stampa fece scrivere “W la Barbera”. Un uomo di marketing o, per meglio dire, un uomo che voleva arrivare, perché aveva visto che c’era spazio per lui. Anzi, siamo al cospetto di uno di quei casi di marketing in cui il bene crea il target, e quindi il mercato. Non il contrario. Un caso di successo che ha iniziato a presentarsi con una versione di Barbera frizzante, dedicata all’anima vivace dei ragazzini monelli, da cui il nome del vino: La Monella, il primo vendemmiato nel 1961 dalla vigna ereditata dal padre Giuseppe, soprannominato, appunto, “Braida”.
Pubblicato il 9 Marzo, 2021