STORIA E TERRITORIO
Non c’è vino più autoctono o territoriale di quello prodotto da un vitigno coltivato fin dall’antichità in un solo comune. Questa è infatti la particolare storia di uno straordinario bianco delle Langhe, originario di Novello. Nascetta, anascetta o nas-cëtta, sono i nomi che sono stati usati nei secoli per indicare un vitigno sopravvissuto miracolosamente all’estinzione. Non è stato certamente facile, per un piccolo vitigno bianco, resistere in un territorio dominato dal Nebbiolo e dalle sue più nobili e prestigiose espressioni: il Barolo e il Barbaresco. Citato nelle fonti ampelografiche fin dal 1800, la nascetta viene descritta dal Rovasenda come “uva delicatissima e vino squisito” e Lorenzo Fantini ne parla come di un vino “di finezza uguale al moscato”. Secondo i più recenti studi ampelografici, la nascetta è un antico vitigno autoctono delle Langhe, che ha alcune somiglianze genetiche con il Gros Blanc della Val di Susa.
In passato veniva spesso utilizzato come vino da tavola o vinificato insieme alla Favorita e al Moscato. Solo negli anni ’90, grazie alla passione e al paziente lavoro di alcuni produttori, in particolare Elvio Cogno e Savio Daniele, è stato riscoperto e valorizzato in purezza. Nel 2002, la nascetta è entrata a far parte della Doc Langhe e nel 2010 è stata riconosciuta la DOC Langhe “Nas-cëtta” del Comune di Novello, ottenuta da vitigno 100% nascetta del Comune di Novello e con una resa di 90 qt/Ha. L’Associazione Produttori di Nas-cëtta del Comune di Novello sta lavorando per ottenere il riconoscimento della Docg, in modo da poter promuovere e preservare una delle eccellenze del territorio delle Langhe.
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Pubblicato il 13 Marzo, 2019