Ti siedi, stai in compagnia, ti confronti con gli amici e sullo sfondo si avverte solo un piacevole chiacchiericcio intriso di risate; anche la luce parla piano. Nessun rumore della vita esterna riesce o si permette di rovinare quella gioiosa armonia tanto attesa, l’unica nota altra, che per un momento diventa protagonista, è uno “stap”: è una bottiglia di “Bricco dell’Uccellone”. “Glù-glu-glu-glu-glù” si versa nel bicchiere e subito lascia il ruolo da protagonista per entrare in confidenza con tutti. Come un vecchio amico autorevole e carico di ricordi, si siede in mezzo a noi e ci tiene per mano schiarendoci i pensieri, ricordandoci come si assapora la vita, scaldandoci la pancia e solleticando la nostra allegria: come se ci suggerisse la ricetta giusta per raccontare i fatti, gli aneddoti, i “ti ricordi?…”.
Tutto procede bene e la casa ha un’atmosfera propria che pare si veda anche dalla strada. A un certo punto “dlin-dlon”: è il campanello; “chi sarà?”, dicono tutti stupiti. Forse è quella vecchia vestita sempre di nero soprannominata “l’uselun” (l’uccellone) che abitava alla porta accanto a dove si faceva il Bricco, forse è lei che ha deciso di smettere quella timidezza, indossare un capo bianco e unirsi all’allegra comitiva. Forse è lei o comunque potrebbe essere chiunque viene affabulato da quell’atmosfera swing suonata a lume di candela sulle note del Bricco.
(Francesco Maria Borrelli – giornalista)
Pubblicato il 20 Marzo, 2019