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La storia del Bricco dell’Uccellone l’avrete sentita già mille volte ma io voglio sottolineare qui l’apertura mentale di quell’eterno ragazzo che del vino e per il vino sempre si stupiva.
Il fatto che gli americani potessero fare dei grandi vini era una cosa inconcepibile per un piemontese doc. E così, quando va in California e beve dei rossi senza identità né radici ma grandi, anzi grandissimi perfino lui resta scoraggiato: perché per la prima volta la sua fede nel vigneto Piemonte vacilla. Quando telefona ad Anna dicendo “Abbiamo sbagliato tutto, questi qui sono avanti a noi di un bel pezzo” non è il solito Giacomo. Ma come ho detto la prudenza non era certo la dote prima di Braida: in California capisce l’importanza della barrique e intuisce che potrebbe far svoltare la sua Barbera; così decide di approfondire il discorso con un corso a Beaune (era già stato in Borgogna nel 1970 in un viaggio più di piacere che di studio) e una celebre foto lo ritrae dopo trent’anni di nuovo tra i banchi di scuola con compagni speciali come Maurizio Zanella e Angelo Gaja.
“Ai nostri dolor insieme brindiam / col tuo bicchiere di barbera, col mio bicchiere di champagne” (da “Barbera e Champagne” di Giorgio Gaber)
Il Bricco (che viene chiamato così perché la proprietaria sembrava un corvaccio, e non per gli inevitabili doppi-sensi che Lupano per primo manifesterà nei suoi coppi) esce nel 1985, annata 1982: un anno di legno francese, un anno in bottiglia, un’infinità di assaggi e prove.
Il Bricco dell’Uccellone è il terzo figlio di Giacomo.
Il successo è clamoroso (e Giacomo vede finalmente i francesi comprare Barbera) tanto che alla prossima grande vendemmia verrà affiancato dal Bricco della Bigotta, altro vigneto che mette così d’accordo sacro e profano, come ricordava benissimo – con un sorriso che non ti aspetti – il Conte Riccardo Riccardi, indimenticabile meraviglioso gourmet.
Nel frattempo Giacomo ha inaugurato la cantina/casa/taverna nuova dove una grande barricaia accoglie i visitatori e il suo carisma tiene i punti fermi sul vino di qualità mentre lo scandalo del metanolo scuote l’intera nazione: la pagina sulla Stampa, anonima, è il suo grido di rabbia e di orgoglio in difesa del suo vitigno e di tutti i vignaioli onesti d’Italia.
(Beppe Orsini – “Giacomo Bologna – Storia di un uomo che non doveva morire” AnViagi)