Giacomo Bologna era uno straordinario animale da fiera. Lo stand di Braida al Vinitaly aveva un tasso di animazione e simpatia che si distingueva a distanza tra i padiglioni. Nei primi Anni Ottanta tra i produttori c’era ancora una certa “timidezza”. Qualcuno si affidava perfino alle “standiste”, belle ragazze veronesi, quasi sempre minigonnate, che sapevano poco di vino e ancor meno di Piemonte.
Giacomo no, Giacomo era un vulcano. Salutava, rideva, stringeva mani e dava pacche sulle spalle mentre affettava salami e dava generosi assaggi della Monella e del Bricco dell’Uccellone che già nel nome attirava curiosità, ironia, sorpresa. Passava Gino Veronelli, c’erano i “seigiornisti” della bisboccia.
Da giovane cronista sul campo fu inviato a sollecitare i pareri dei produttori su un fenomeno che, partito in America, pareva dover dilagare anche Europa e quindi in Italia: i wines cooler. Letteralmente vini freddi, ovvero poco alcolici, profumati, da bersi come bibite. Sembravano il futuro.
In Italia c’era chi ci credeva. Un imprenditore romagnolo, tal Giacobazzi, fece notizia con il lancio del vino in lattina. Lo chiamò “8 e mezzo”, non per omaggio al film del suo grande conterraneo Fellini, ma per sottolineare il basso tenore alcolico: 8,5 gradi, appunto.
I “wines cooler” erano la novità dell’anno, o almeno lo credevano nelle redazioni dei giornali sempre a caccia di un titolo facile.
Eccomi allora davanti a Giacomo, che conoscevo da tempo, a chiedergli il fatidico parere. Mi lasciò parlare e spiegare, non mancando di versarmi un bicchiere di “Bricco” e piazzandomi sotto il naso un vassoio di salame cotto “come Dio comanda”.
Al termine della mia domanda sui “wines cooler” fu stranamente laconico. “Se pensano che noi si faccia robe così ho solo da dire questo: va in culer”.
Confesso che nel pezzo scrissi una cosa tipo: “Anche Giacomo Bologna, il papà del Bricco dell’Uccellone, esprime dubbi sulla novità che arriva dall’America. Il futuro del nostro vino non è questo”.
Ma ammetto che il suo “va in culer” era molto più efficace. Si era portato avanti. Poco dopo, nel 1986, sarebbe arrivato il metanolo e il suo grido d’amore per salvare la barbera.
(Sergio Miravalle – giornalista)
Pubblicato il 17 Aprile, 2020