Verso la fine del 2004 risposi a un annuncio lavorativo pubblicato sul Corriere della Sera e venni contattato dalla Braida, che ai tempi conoscevo solo di fama e per qualche viso incrociato al sempre affollatissimo stand del Vinitaly a Verona.
Ricordo ancora con piacere il caffè preso in Piazza Piacentino, quando ero arrivato in anticipo al primo appuntamento, tra ansia e curiosità.
Poi l’incontro con Anna, la sua famiglia e lo straordinario calore di un inatteso invito a pranzo in casa Bologna.
Gli incontri successivi per me proseguirono misti di desiderio di poter far parte della “grande famiglia Braida” e al contempo di timore di non essere il prescelto.
Nel tardo pomeriggio del 14 gennaio 2005 firmai entusiasta, senza leggerlo, il nuovo contratto di lavoro; ero accompagnato dalla mia fidanzata – ora moglie – e Raffaella ci invitò a cena da suo zio Carlo, alla mitica trattoria “I Bologna” di Rocchetta Tanaro.
A metà cena Raffaella ordinò un Bricco dell’Uccellone 1988, che al tempo compiva 17 anni: ricordo perfettamente lo stupore e la sicurezza che mi diede quel vino! Non avevo mai bevuto prima una Barbera simile. Longeva, fine e balsamica, fresca: fu una sensazione mista di innamoramento e ammirazione…
Da allora sono trascorsi 10 anni: nel nostro mestiere significa anche 10 splendide annate di Bricco diverse, ognuna con le sue peculiarità, con la sua evoluzione in perfetto parallelo con la mia vita.
Oggi le mie più importanti bottiglie di Bricco dell’Uccellone le conservo gelosamente in cantina: sono i Quarti di Brenta 2007 e 2011, dedicate alle mie figlie Beatrice e Federica.
(Sergio Zucca – Braida)
Pubblicato il 17 Aprile, 2020