Io devo raccontare il giorno più triste della mia vita: il funerale di Giacomo Bologna.
Quando arrivai stavano piangendo tutti. Non esagero: ho pianto più in quell’occasione che al funerale di mio padre. Eravamo diversi amici, ci venne incontro Carlo, il fratello di Giacomo, invitandoci a bere una tazza di brodo. Entrammo e trovammo una tavola di 15 metri imbandita, c’era ogni ben di Dio. Ma nessuno voleva mangiare, eravamo troppo tristi.
Poi una signora vide un torroncino, era il periodo di Natale, lo scartò e iniziò a mangiarlo; allora tutti pian piano iniziammo a mangiare. Ma mangiando bisognava bere. E a tavola c’erano solo magnum, tutto il meglio: Gaja, Sassicaia, Bricco dell’Uccellone. Dopo un po’ scherzavamo tutti, e ridevamo addirittura.
Finito il pranzo ci chiamarono: il carro stava uscendo dalla chiesa. Ci rendemmo conto a quel punto che non avevamo assistito alla funzione. Ubriachi, andammo tutti incontro al carro, tenendoci sotto braccio.
Giacomo venne sepolto.
Quando fu il momento di tornare a casa andai da Anna per scusarmi. Ero mortificato.
Anna rispose: “Invece io sono felice: questo è esattamente il funerale che avrebbe voluto Giacomo”.
(Giuseppe Cimmello – agente Braida)
Pubblicato il 17 Aprile, 2020