Gaja/Bologna-Braida article in Wine Economist
please click on the link below…
https://wineeconomist.com/2011/09/20/grape-transformations-piemontes-twin-tornados/
Un economista “stappa” il Mondo del Vino
Trasformazioni delle uve: i tornado gemelli del Piemonte
Questo è il secondo di una serie di articoli riferiti a persone che hanno rivoluzionato il modo di pensare del mondo e le sue riflessioni sul vino o su una particolare regione vinicola. Questo comunicato ci porta in Piemonte, Italia, nota per il suo vino Barolo e Barbaresco.
Due sono i produttori di vino che qui si distinguono. Molti di voi probabilmente hanno già indovinato il primo nome: Angelo Gaja, che è associato alla trasformazione del Barbaresco. Il secondo nome? Manterrò la suspence per alcuni paragrafi. Provate a indovinare.
Gaga per Gaja
Angelo Gaja ha cambiato il modo di pensare del mondo a proposito del vino piemontese (e in una certa misura relativamente al vino italiano in generale). Joe Bastianich – nel suo libro Grandi Vini – dice che Gaja è “il produttore di vino italiano più famoso nel mondo” (ciò può sembrare una novità per le famiglie Antinori e Frescobaldi, ma sono sicuro che Joe sappia quel che sta dicendo). Il Barbaresco era considerato semplicemente il fratello minore del sexy Barolo prima che Gaja cambiasse tutto.
Esattamente cosa Gaja abbia cambiato e cosa, è una questione di opinioni sebbene il risultato sia evidente. Bastianich si riferisce alle vigne, allo sviluppo di particolari siti di vigne e alla produzione di vini cru derivanti da un unico terroir e vigna. Apprezza anche gli sforzi di Gaja di viaggiare per il mondo promuovendo i suoi vini e altri vini della regione. La forza della personalità di Gaja fa chiaramente parte della storia.
Matt Kramer, nel suo libro Making Sense of Italian Wine, racconta una storia diversa. Secondo lui, il contributo di Gaja è nelle cantine ancor più che nelle vigne, ove egli ha introdotto uno stile internazionale per il vino utilizzando piccole botti di quercia francesi (Gaja ha anche introdotto, in modo controverso, varietà di uve internazionali nelle vigne di famiglia).
Il secondo risultato e successo, e forse anche il più grande, di Gaja – suggerisce Kramer – è stato di riuscire a caricare i suoi vini di un prezzo oltraggioso. “Mentre poche persone si intendono di vino, tutti sono esperti di soldi: questo Gaja vale veramente tutti questi soldi? La pura insolenza è accattivante e così anche, è risultato, lo sono i vini”.
Gaja è diventato un modello di comportamento per il Piemonte e forse per gli aspiranti produttori di vino di tutta Italia.
Barbera, Bologna, “Braida”
Per quanto io ammiri Angelo Gaja, degusti i suoi vini e rispetti le sue innovazioni, ritengo che non sia il solo sul podio delle “trasformazioni delle uve” in Piemonte. Il secondo tornado che ha fatto per la democratica Barbera ciò che Gaja ha fatto per l’aristocratico Nebbiolo. Il successo forse è addirittura maggiore.
Il Nebbiolo, l’uva nobile che è responsabile dei grandi vini Barolo, Barbaresco e Langhe Rosso, è lungi dall’essere l’uva più coltivata in Piemonte. Il Nebbiolo gode della migliore reputazione, ma forse perché matura così tardi e richiede specifiche caratteristiche del terroir per poter eccellere, non è così estesamente coltivato come si potrebbe credere. In Piemonte la presenza di Barbera è 15 volte superiore a quella di Nebbiolo.
Barbera! Rendere oggi rispettato e anche alla moda questo umile vino per tutti i giorni è un importante successo. Questa è la rivendicazione di fama e reputazione del fu Giacomo Bologna delle cantine Braida a Rocchetta Tanaro, a poche miglia da Asti.
La Barbera non è schizzinosa come il Nebbiolo – crescerà bene ovunque la si pianti in Piemonte, sia dove si producono importanti uve sia dove la qualità non è così elevata. Nel primo dopoguerra, non vi era ricompensa per le uve di qualità quando i commercianti le avrebbero comunque acquistate indistintamente e le avrebbero ammassate tutte insieme. Giacomo Bologna pensò che lui avrebbe potuto fare di meglio e si apprestò ad ottenere l’eccellenza iniziando negli anni ’60, quando anche Gaja stava velocemente migliorandosi.
La vecchia Barbera non era nulla di speciale, ma concentrandosi su terroir specifici con vecchie vigne e bassa produttività, impegnandosi in aggressive gestioni del capitale e facendo invecchiare i vini in piccole botti di quercia francesi, Bologna è stato in grado di creare sia un nuovo vino Barbera sia una nuova immagine del vino Barbera. I vini più importanti, incluso il famoso Bricco dell’Uccellone, hanno ridefinito la regione e hanno dato una spinta al movimento per la qualità del vino.
Abbiamo visitato le cantine Braida in giugno quando eravamo in Italia per la conferenza economica sui vini a Bolzano. Nadine Weihgold ci ha guidato in un tour delle cantine, evidenziando i molti modi in cui la visione e i progetti di Giacomo Bologna – a partire dalla sua prematura morte – siano stati raggiunti e applicati da parte di sua moglie Anna e dai suoi due figli Raffaella e Giuseppe (entrambi enologi).
Abbiamo degustato i vini di una singola vigna e poi l’Ai Suma, una versione estrema dell’idea di Bologna di Barbera che viene prodotto solo in anni speciali. Questi sono vini di eccellenza e reputazione e talmente riconosciuti in Italia che solo una quantità sorprendentemente minima di essi riesce a sgusciare verso il resto del mondo.
Giuseppe Bologna, mentre si stava recando alla cantina di degustazione, colse per caso la conversazione degli economisti, e si sedette con noi. “C’è qualcos’altro che vorreste assaggiare?” Nadine chiese. In tono imbarazzato e un po’ contrito, confessai comunque che avevo piacere nel far seguire a questi grandi vini la loro vivace ma meno prestigiosa sorella minore, La Monella, la Barbera frizzante che era il primo successo dell’azienda. Un vino semplice ma di stile e qualità. Si sono offesi? No, tutt’altro. Sorridendo con ovvio piacere, Giuseppe si apprestò a lavorare, tappi iniziarono a volare e poco dopo chiacchieravamo in un misto di italiano e inglese.
L’Ai Suma potrebbe essere letteralmente la sommità della montagna di Giacomo Bologna, ma suo figlio Giuseppe ha i propri sogni e progetti – e questi includono il Pinot Noir. Il Pinot è un’uva da taglio di questa zona d’Italia, ma Giuseppe auspica che un giorno potrà avere una dignità propria come la Barbera. Si è fatto portare un assaggio da una botte e il vino era interessante – non una imitazione della Borgogna, Oregon o Nuova Zelanda, ma qualcosa di diverso, ancora in divenire, pieno di potenziale.
Pinot Noir nella città del Barolo? Giuseppe Bologna deve essere impazzito. Ma probabilmente questo era ciò che dicevano di Giacomo Bologna a Angelo Gaja in quel tempo passato.
Questo video presenta piacevoli immagini di Giacomo Bologna e della sua famiglia e racconta molto bene la storia della cantina (penso che riuscirete a cogliere l’essenza anche se il vostro italiano è un po’ arrugginito). Il primo video è di Angelo Gaja mentre racconta la sua storia. Alla salute.