Il «fattore Rocchetta Tanaro», si potrebbe chiamare quel fenomeno che si alimenta nel paese che Bruno Lauzi aveva soprannominato «Della quieta follia dei piemontesi». Per questo domani e venerdì, nella piazza principale giungeranno 60 artisti, da Paolo Conte a Lauro Ferrarini, da sempre e per sempre la chitarra di Lauzi, da Pippo Baudo all’autore Franco Fasano che ha coordinato gli arrivi e la regia della festa spontanea Ritornerai, per celebrare i dieci anni della scomparsa di Bruno Lauzi, il cantautore che qui aveva preso casa con la moglie Giovanna.
La storia
Ma perché proprio Rocchetta? Paese di qualche migliaio di anime, reso celebre dai Marchesi Incisa, proprietari del mitico cavallo Ribot e poi autori in Toscana del celebre vino Sassicaia… poi da Giacomo Bologna, a sua volta inventore di quella Barbera, il Bricco dell’Uccellone , che fece il giro del mondo in pochissimo tempo (era il 1982). Bisogna andare agli Anni Sessanta quando l’avvocato Testa di Cerro Tanaro aveva iniziato a invitare in paese personaggi celebri. Il luogo del convivio era la trattoria in centro paese, che mamma Caterina portava avanti coi suoi due figli, Giacomo e Carlo Bologna. Un trattoria mitica, amata da Gianni Rivera, che veniva qui col «paron» Rocco e poi scoperta da Luigi Veronelli, il primo comunicatore moderno del vino italiano. Ogni persona che arrivava a Rocchetta ne rimaneva ammaliata e anche Bruno e Giovanna Lauzi, nel 1972, scelsero di avere qui il loro buen retiro.
Ecco le parole di Lauzi: «L’impressione fu quella d’essere approdati in uno strano Brasile che trasmetteva all’animo la certezza di aver trovato il posto ideale per tenere in caldo le proprie pazzie». Già, la quieta pazzia dei piemontesi, quella di Paolo Conte o di Paolo Frola, il medico del paese che canta motivi surreali raccolti nella sua quotidianità (Ghia in cursia; l’orso del luna park che si innamora della donna a due teste e via di questo passo). Ma qui ci sono anche i frustatori che vanno a ritmo con la banda del paese o quel Paolo Tomalino che ha fatto fortuna in Giappone cantando i miti della canzone italiana. E poi c’era Giacomo Bologna, sempre pronto a fare le «meno venti», orario imprecisato intriso di canti e Barbera, il quale un giorno si presentò a Lauzi e gli ordinò: «Dì a la to dona ca la da fè ’l vin» (Di a tua moglie che deve fare il vino).
L’avventura della Barbera
E inizia l’avventura della Barbera anche per loro: La Celesta, Barbera di Rocchetta Tanaro perfetta e longeva che appena esce si merita il telegramma di approvazione del severo Riccardo Riccardi conte di santa Maria di Mongrando. Una delle cose che resero più felici i Lauzi, in continuo pellegrinaggio fra quella Valle dei fieni, che giovedì diventerà «passeggiata Bruno Lauzi», e la trattoria da Taschet, nella solita piazza. Oppure dai Bologna, ristorante dove Mariuccia fa degli agnolotti inenarrabili, che Bruno si fece portare persino sul letto di morte. In questi giorni il paese è in fermento come un mosto, e la sindaca Elsa Aliberti ha postato un video per il calcio di inizio dell’ennesimo evento che nasce dal vino e dai rapporti desiderabili custoditi dalle colline. Questa è la magia del vino, a Rocchetta come a Barolo, che a luglio ospiterà Collisioni, altro evento musicale ad alto contenuto alcolico, nato dal sogno, e dalla follia, di tre ragazzi. E mi sovviene una frase Cesare Pavese, di qualche collina più in là: «Così questo paese, dove sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse il mondo. Adesso che il mondo l’ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto». Rocchetta Tanaro per sempre!
Paolo Massobrio
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Pubblicato il 12 Marzo, 2019