Bricco dell’Uccellone. Ho un ricordo meraviglioso di 16 anni fa.
Era pomeriggio inoltrato della vigilia di Natale a Rocchetta Tanaro, a casa di mia suocera Anna.
Ero seduta comodamente sul piccolo divanetto nella sala di vetro, mentre grossi fiocchi di neve scendevano dolcemente in una candida danza, per finire appoggiati sui vetri del tetto.
Il crepitio del fuoco nel camino mi scaldava il viso e l’anima; l’armoniosa luce rifletteva tutto attorno ombre morbide in fibrillazione.
Mio cognato aveva portato un maestoso abete dall’Austria e lo stava decorando con passione e delicatezza, con addobbi di legno colorato e piccole candele scintillanti.
Tutto era pronto per la cena della vigilia con i parenti.
Sul pavimento, i pacchetti natalizi, infiocchettati a modo, aspettavano la mezzanotte per essere scartati.
Proprio nel mezzo, tra le confezioni, sotto l’albero, c’era il regalo più bello che la vita mi potesse donare: adagiata in un seggiolino, la mia piccola Greta, tutta vestita di rosso che dormiva, con le sue guancette rosa e quel nasino così piccolo… Che amore grande, quasi da far male! Non mi stancavo di guardarla, con gli occhi pieni di gratitudine.
Ecco arrivare Beppe con un magnum di Bricco dell’Uccellone e due calici. Abbiamo brindato al Natale, a nostra figlia, al nostro amore. Il vino era pieno, forte, di gran carattere, quasi a sottolineare l’importanza di tutto ciò che c’era intorno e dentro a noi.
Ho un ricordo meraviglioso di quel caldo istante, indelebile nel mio cuore; era come se il tempo fosse sospeso, un attimo eterno, magico, quasi un sogno, che porterò sempre con me.
(Cristina Nattino – Braida, Rocchetta Tanaro)
Pubblicato il 13 Gennaio, 2021